di Elettra Agovino, Biologa nutrizionista.
Con il termine Comfort Food si intende qualsiasi alimento, a cui ognuno di noi affida un sentimento, un valore consolatorio e/o nostalgico.
L’origine di questo concetto è molto vecchia, già Marcel Proust ne “Alla ricerca del tempo perduto”, agli inizi del 1900, fornisce una descrizione degli effetti nostalgici e consolatori che hanno alcuni alimenti.
Tuttavia il temine così come viene inteso oggi verrà coniato successivamente, negli anni ’70, diventando non più il cibo del ricordo, bensì quello del conforto e della sicurezza nel presente.
Il consumo di comfort food è spesso visto come un meccanismo di automedicazione, ma con effetto temporaneo, tuttavia ha come conseguenza quella di essere una delle principali cause di obesità, non solo per lo scarso valore nutrizionale del cibo, ma anche perché la sua introduzione non è controllata dai recettori della sazietà, quindi non risponde allo stimolo della fame.
Non saremo mai sazi, perché mangiare quel determinato alimento ci fa sentire bene, e non si può essere mai sazi del bene.
Questi cibi possono essere di vario genere ma comunemente sono ipercalorici, ricchi di grassi, sale o zucchero, come il gelato, il cioccolato o le patatine fritte, poiché questi sono in grado di attivare il sistema di ricompensa nel cervello umano, che dà un piacere gratificante o un senso temporaneo di elevazione emotiva e relax, in quanto capaci di indurre il rilascio di endorfine, dopamina e serotonina.
In particolari condizioni psicologiche, come stress, traumi o tristezza, le persone consumano il comfort food per concedersi un piacere occasionale o, quando provano emozioni negative, possono rifugiarsi in alimenti poco salutari per compensare temporaneamente il loro malessere.
Spesso si prediligono cibi che riportano a momenti dell’infanzia, momenti felici della nostra vita, oppure ancora si è spinti verso prodotti collegati a persone che sono state per noi importanti. Per questo motivo la scelta è fortemente individuale, alcuni prediligono il dolce, generalmente prodotti contenenti cioccolato, altri prediligono i carboidrati complessi quali pizza, pane e pasta, spesso si cercano cibi cremosi e morbidi che “accarezzano il palato”.
Ulteriori studi suggeriscono che il consumo di comfort food sarebbe innescato negli uomini da emozioni positive, mentre, al contrario, nelle donne sarebbe dovuto a emozioni negative. L'effetto dello stress risulta particolarmente evidente tra le ragazze di età universitaria: risulta infatti che solo il 33% di esse consuma cibi sani durante i periodi di particolare stress emotivo.
Sebbene non sembrino esistere delle correlazioni fra le caratteristiche dei singoli individui e i comfort food che ciascuno predilige, uno studio dichiara che, negli Stati Uniti, "i maschi preferiscono cibi caldi, sostanziosi, correlati ai pasti (bistecche, sformati e zuppe), mentre le femmine prediligono cibi consolatori più simili agli snack (cioccolato e gelato ad esempio). Inoltre, i più giovani optano perlopiù per i comfort food come gli spuntini a differenza delle persone che hanno più di 55 anni. lo stesso studio asserisce che il bisogno di mangiare dei comfort food avrebbe forti correlazioni con il senso di colpa
Il fenomeno del comfort food è nettamente aumentato nel corso del 2020 in seguito alla pandemia che ci ha colpito. In un periodo così difficile come quello che stiamo vivendo, in cui vengono meno i concetti di certezza e normalità, il cibo diventa un’ancora di salvezza. Durante il primo lockdown nel mese di marzo, in quasi tutta la penisola italiana si sono riscoperti i vecchi piaceri della tavola, della pizza e del pane fatti in casa, del cibo “così come lo faceva la nonna”. In questo modo è subentrato l’effetto placebo accennato prima, la riscoperta della cucina e dei vecchi sapori ha riportato alla mente i ricordi felici dell’infanzia, l’affetto e la serenità che i nonni hanno sempre portato nei momenti di tristezza, cercando, temporaneamente, di evadere dal mondo reale e di trasferirsi in un mondo più “comfort” in cui sentirsi al sicuro.